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Inside Out (il film)

Hai mai visto il film Inside Out? Ti mostrerò come può cambiare il tuo rapporto con le emozioni, con qualche citazione biblica!

L’altro giorno, dato che il mio ragazzo ancora non aveva visto questo cartone animato e per avvicinarlo al mondo della psicologia, ho proposto di vederlo insieme… al condizionatore. Dato che c’era un caldo bestiale, mi era sembrata un’ottima idea… e poi erano mesi che avrei voluto condividere con te una piccola recensione (con spoiler) che non parli soltanto delle emozioni (argomento principale del film) ma che esplori un po’ qualche collegamento con una dimensione più spirituale dell’uomo.

Il film (che si può vedere sulla piattaforma Disney+) inizia facendoci fare un tuffo nelle avventure della piccola Riley e della sua famiglia in Minnesota… sembra proprio la classica famiglia del Mulino Bianco! La bambina è molto felice, anche perché nella sua testa è Gioia l’emozione leader del gruppo, accompagnata da Paura, Disgusto, Rabbia e Tristezza… appare sin da subito chiaro, tuttavia che se Gioia ha bene in mente quali siano i ruoli di Disgusto, Paura e Rabbia… tenda, invece, a escludere completamente Tristezza.

Inside Out film
Le 5 emozioni (Rabbia, Disgusto, Gioia, Paura e Tristezza) nel Quartier Generale – State of Mind

Inside Out: il film – I meccanismi di difesa

Questa particolarità della storia mi ha fatto pensare ai meccanismi di difesa teorizzati inizialmente da Sigmund e Anna Freud nella psicoanalisi e poi sempre più perfezionati nel tempo dalle Scuole di psicologia del profondo, in particolare al meccanismo di rimozione. Andiamo per gradi:

“I meccanismi di difesa sono processi psichici, spesso seguiti da una risposta comportamentale, che ogni individuo mette in atto, più o meno automaticamente, quando si trova ad affrontare situazioni particolarmente stressanti e/o deve mediare i conflitti generati dallo scontro tra impulsi, desideri e affetti da un lato, e proibizioni interne e/o condizioni della realtà esterna dall’altro”

Lingiardi, 1996

Quindi, in sostanza e senza avere la pretesa di essere esaustiva, sono le nostre reazioni a situazioni particolarmente stressanti e hanno la funzione di proteggere l’Io da “stimoli” (in psicoanalisi meglio chiamate richieste libidiche e pulsioni) troppo grandi da fronteggiare direttamente. Uno di essi è la rimozione, e cioè:

Il soggetto affronta conflitti emotivi
e fonti di stress interne o esterne, attraverso:
il non essere in grado di ricordare o il non essere
cognitivamente consapevole di desideri,
sentimenti, pensieri o esperienze disturbanti;

“I meccanismi di difesa” – M. C. Verrocchio

Inside Out: il film – Infanzia e attaccamento

Ciò che cercava di fare Gioia – in buona fede e per proteggere Riley – era rimuovere Tristezza dalla sua vita, in modo che ne avesse una completamente felice. Ora, a parte l’evidente egocentrismo (lol), appare chiaro come questo atteggiamo sia alla base di un problema: il tutto va bene finché non accade qualcosa per cui è giusto sentirsi tristi. Qualcosa che deve essere elaborato per fare il passo successivo. Nella vita di Riley questo qualcosa sarà un trasferimento: dal Minnesota a San Francisco.

Tristezza, che inizia a sentirsi veramente esclusa dalle altre emozioni, inizia a combinarne una più del diavolo: tocca i ricordi base di Riley facendoli diventare tristi e rovina così tutte le sue prime esperienze nella nuova città. Gioia, nel tentativo di impedire ancora a Tristezza di far provare nostalgia a Riley, finisce con il catapultare quest’ultima e lei stessa nella memoria a lungo termine insieme a tutti i ricordi base. Purtroppo, spostando i ricordi base, vengono meno anche le isole della personalità, ciò che fa essere Riley, “Riley”.

A me questo collegamento tra ricordi base e isole della personalità ha ricordato molto l’importanza dell’infanzia e dell’attaccamento nello sviluppo proprio della personalità (credo ci farò un post a parte per evitare che questo diventi chilometrico).

Inside Out film
Bing Bong, l’amico d’infanzia immaginario di Riley, con Gioia e Tristezza – Asbury Movies

Inside Out – il film: Le emozioni “negative”

Naturalmente, il fatto che le isole della personalità vengano meno è un disastro, quindi Gioia e Tristezza affrontano mille peripezie per riportare i ricordi base nel Quartier Generale delle Emozioni. Nel frattempo Paura, Disgusto e Rabbia tentano di “imitare” Gioia e far essere Riley comunque felice, ciononostante non ci riescono… perché non sono lei. Reagiscono infatti alle situazioni ognuno con la propria specificità. Rabbia prende le redini del Q. G. e decide che, dato che tutti i ricordi felici si erano sviluppati in Minnesota è il caso di tornarci… scappando di casa.

Forse questo è uno dei passaggi più carichi di significato: tutto dentro di noi ha lo scopo di renderci felici, anche le emozioni “negative” lottano per la nostra felicità, ma noi per far sì che possano portarci a ciò dobbiamo saperle ascoltare e non ignorarle. Naturalmente se ci facciamo controllare da esse i comportamenti che avremo saranno inadatti alla vita nella società e questo ci allontanerà dagli altri. Tutte le emozioni sono, quindi, utili… per lo stesso fine.

Fortunatamente la tragedia viene scampata grazie a Tristezza, che nel finale riesce a far sentire Riley triste per aver “abbandonato” i genitori e la convince a tornare a casa, condividendo con loro la nostalgia per la vecchia vita. Sarà così che la sua famiglia riuscirà ad essere supportiva in questo momento difficile per lei e ad aiutarla ad andare avanti.

Gesù e la tristezza

Premesso che il cristiano è per la massima parte una persona felice, lo può essere anche nel dolore. Sembra un controsenso, mi rendo conto, ma vorrei portarvi al ragionamento. Sono tanti i brani biblici in cui è presente la tristezza, più spesso da parte di chi si rivolge a Gesù, ma anch’Egli la sperimenta. Famosissima la frase che pronuncia mentre viene crocifisso “Eloì, Eloì, lemà sabactani?” – “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Gesù sa che Dio non lo ha abbandonato, ma in quel momento lo sente lontano. La sua tristezza è dovuta al tradimento di uno dei discepoli e dalla consapevolezza che quasi tutti gli altri se ne sono andati… tranne Giovanni e Maria, sua madre.

Gesù passa quindi questo momento di tristezza ma che porterà alla Resurrezione. Gesù non sguazza nella tristezza e la morte non vince sulla vita perché lo scopo del suo sacrificio e del passaggio attraverso quelle emozioni è guadagnare la Redenzione dell’umanità dal peccato originale. Il Signore, si può dire, ha avuto “nostalgia” del rapporto speciale che aveva con l’uomo e ha “architettato un piano” per cui dal male potesse nascere il bene.

Il male come mezzo

Ciononostante il male non è stato cancellato, piuttosto usato come mezzo… il che ci permette di essere liberi di scegliere da che parte stare e non essere schiavi di un’unica scelta possibile. In sostanza è riconnettendoci alle nostre emozioni spiacevoli che possiamo ritrovare la via del bene e, come dimostra il finale del film, anche il contatto con la famiglia e i fratelli (nella fede e non). In ultimo, ma non meno importante, se le emozioni “lottano” tutte per la nostra felicità e Dio ha come obiettivo proprio questa, niente ci vieta di pensare che esse siano uno degli strumenti da Lui creati per farcela cogliere. Per farlo bisogna saperle ben direzionare.

“Parlare con la propria tristezza” rinsalda i legami… anche quello con Dio.

Ti piacerebbe che scrivessi un post su questo tema? Fammi sapere nei commenti!

Sitografia

Sitografia di approfondimento

Se ti interessano altre “recensioni psicologiche” di film, ecco quella di Soul.

2 commenti

  1. […] secondo appuntamento con la rubrica #psyfilm, che ha esordito qualche mese fa con la recensione di “Inside Out” e che prosegue con un altro film animato Disney, […]

  2. […] Volete leggere un’altra recensione cinematografica? Qui quella di Inside Out! […]

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