Guerra, soldato, Manolo

There Be Dragons – Un santo nella tempesta

Sapevi che San Josemaria Escrivà aveva vissuto un periodo in manicomio e subito diversi lutti? Il film “There Be Dragons” lo racconta.

Non so bene quando questo blog sia diventato una specie di contenitore di consigli cinematografici, ma per il momento andrà così, in quanto sto guardando parecchi contenuti interessanti e non me la sento di recensirli molto al di là nel tempo… rischierei di perdere parecchi dettagli e difficilmente avrò tempo di riguardarli a breve.

Veniamo al film: “There Be Dragons” è una pellicola che tratta degli anni giovanili di San Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, diretta da Roland Joffé e uscita nel 2011. Uno dei lati positivi è che si può guardare gratuitamente su YouTube a questo link:

There Be Dragons – Un santo nella tempesta

La storia, molto in breve e cercando di non fare spoiler, parte da un libro… quello che il giornalista spagnolo Robert deve scrivere su un santo per lui sconosciuto: monsignor Escrivà. Sconosciuto finché non scopre che suo padre, ex soldato della guerra civile spagnola di nome Manolo, lo conosceva personalmente.

Il rapporto padre-figlio è un grande protagonista in questo film – anche se sembra passare in sordina – e, a mente fredda, si possono fare anche molti parallelismi con il rapporto Dio-Padre / Uomo-Figlio oppure tra Dio-Padre e Gesù Cristo-Figlio. Non essendo però io una teologa, in questa sede mi soffermerò più che altro sul raccontarvi qualche curiosità psicologica su questa pellicola.

Le difficoltà di Escrivà nel film

Quello che diventerà San Josemaria Escrivà per ottenere la santità sembra proprio averne passate di tutti i colori. Come si può anche leggere in questo articolo, la guerra civile spagnola lo costrinse a fuggire molte volte, in quanto rese la Spagna un ambiente profondamente anti-cristiano e anti-clericale. Molti dei suoi amici morirono, le condizioni economiche non erano favorevoli e, più in generale, non c’era libertà. Nel 1931 poi, si instaurò nel Paese la Seconda Repubblica e la situazione non migliorò (per approfondire potete leggere quest’altro articolo).

Il periodo in manicomio

Una cosa interessante di questo periodo, e che si vede anche nel film, è che Escrivà nelle sue peregrinazioni fu costretto a nascondersi in molti luoghi diversi, compreso un manicomio. La scena non voglio raccontarvela perché è un grosso spoiler, ma per me è una delle più belle della pellicola.

Da come il futuro santo farà buon uso di questi periodi di stop forzato della sua vita, possiamo trarre molti insegnamenti, come leggiamo sempre in San Josemaria Escrivà nella guerra civile spagnola:

Per salvare la propria vita fu costretto a stare chiuso per molti mesi in vari rifugi: case private, manicomi o legazioni diplomatiche. Faceva in modo che il tempo non passasse inutilmente; cercava di utilizzarlo bene e incoraggiava coloro che stavano con lui a non perderlo. Scriveva lettere, leggeva, studiava e, naturalmente, pregava. Sicuramente il tempo non trascorreva inutilmente, come si può notare da una riflessione biografica che scrisse in CamminoNon si vedevano le piante coperte dalla neve. E il contadino, padrone del campo, commentò contento: “Adesso crescono al di dentro”. Pensai a te: alla tua forzata inattività. Dimmi: anche tu cresci «al di dentro»? (n. 294).

San Josemaria Escrivà nella guerra civile spagnola
escrivà film
San Josemaria Escrivà interpretato da Charlie Cox – Fonte immagine: Tvzap

Uno spunto pratico è cercare nella nostra vita i momenti di forzata inattività e come possiamo crescere “al di dentro” grazie ad essi. Non dobbiamo nasconderci in un manicomio, per trovarli… può essere, per esempio, un viaggio in metro lungo 25 fermate: invece di passarlo “inutilmente” pensando alla forma delle nuvole dell’agosto dell’anno scorso, potremmo ascoltare un podcast utile per la nostra professione, leggere un libro o pregare. Tanti di questi momenti – che sembrano piccoli – possono fare la differenza.

Il lutto per Escrivà raccontato nel film

**** ATTENZIONE: SPOILER SPOILER SPOILER – DI TUTTI I TIPI BIANCHI, NERI, GIALLI ****

Il film termina con la morte di Manolo, il padre del protagonista, dopo aver raccontato al figlio la vera storia della morte di sua madre. I due si riconciliano e la morte diventa un momento pacifico, pur nel dolore. Si scopre che per avere un rapporto migliore con i propri (futuri) figli, Robert deve prima riconciliarsi con il padre.

Si potrebbe dire molto, tanto più che domani sarà 2 Novembre (Commemoriazione dei Defunti nel Cattolicesimo) su come attivare risorse per affrontare un lutto, ma al momento l’aspetto che mi interessa sottolineare riguardo a questa scena, riguarda uno dei concetti più cari a San Josemaria:

A un sacerdote stavano facendo domande sulla sua vita e, fra le tante cose, ricordava il giorno in cui udì un gruppo di giovani conversare intorno ai mali che affliggono il mondo: dipendenza dalla droga, famiglie distrutte, aborti, discriminazioni…, crimini. Sentì l’impulso di intervenire e disse loro che in questo mondo possiamo avere la sensazione di essere imbarcati su una nave che sta affondando perché fa acqua da tutte le parti e ci rendiamo conto che l’unica possibilità che abbiamo è quella di mettere un nostro dito per fermare l’acqua. In effetti, non possiamo fare nulla – diceva loro – per tutto quello che accade in Asia, nel Medio Oriente, in Etiopia o in Irak. Ma una cosa possiamo farla: aiutare il nostro vicino, chi ci sta accanto!

Si ricordò allora che un’altra volta pure si trovava insieme a un gruppo di giovani ai quali avevano insegnato a pregare per la Somalia. Non disse loro che questo era una cosa cattiva, ma fece una domanda: non potrebbe darsi che qualcuno di voi renda la vita impossibile ai genitori o non si accorge che in casa stanno attraversando un momento difficile? Non vi sembra che dovremmo pensare di più e meglio a come trattiamo i nostri fratelli o i compagni… o i professori…? Probabilmente per la Somalia potete fare poco o nulla, e quindi pregare per questo è una cosa assai facile; però potete fare molto per i vostri genitori o per gli insegnanti… Certo, questo è più difficile e richiede uno sforzo maggiore.

San Josemaria Escrivà durante la guerra civile spagnola

Molto spesso pensiamo che per essere buoni cristiani dovremmo essere missionari in terre lontane o avere l’occasione di fare gesta stra-ordinarie, come Madre Teresa di Calcutta. Dimentichiamo però non solo che ciò che è stato costruito da Madre Teresa si fondava su tre ore di Santo Rosario al giorno, ma anche su tanti piccoli sacrifici quotidiani per lavare i lebbrosi, dargli da mangiare, offrirgli una nuova vita. Soprattutto però dimentichiamo che la nostra prima terra di missione – e questo oltre ad Escrivà lo diceva anche lei – sono le persone che ci sono più vicine – il nostro prossimo. Questo è il terreno più difficile da curare e, per questo, forse anche il più redditizio.

Il film è anche presente su Amazon Prime Video: qui

Conoscevate questo film? E il santo? Fatemi sapere nei commenti!

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Sitografia:

Diritti dell’immagine di copertina:

Se ti interessano le recensioni di film che ho scritto, eccole a questo link

2 commenti

  1. Mi stai facendo venire voglia di vederlo.

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