focused woman thinking on problem in office

Senso di colpa o senso del peccato?

Iniziamo con una storia…

Si potrebbero scrivere trattati interi sul senso di colpa e su quello del peccato… ma preferisco partire con una storia:

Un uomo di mezza età si sveglia al mattino, guarda l’orario e si rende conto di essere in ritardo per andare a lavoro. Immediatamente inizia a prepararsi, cercando di essere più veloce della luce. Scende di casa e, correndo verso l’auto, urta un bambino che – insieme ai nonni – aveva appena preso un gelato. Il gelato cade miseramente sull’asfalto e il bambino scoppia in un pianto a dirotto. L’uomo è troppo di fretta per accorgersene e va via. I nonni ricomprano il gelato e iniziano a discutere su come la società sia cambiata e non ci sia più educazione.

Ora che hai letto questa storia, ti lancio una sfida: trova il colpevole della tristezza del bambino. Dovrai farlo basandoti soltanto sui dati presenti in essa. Per colpevole non intendo chi ha la generica colpa di aver causato un danno, ma qualcuno che abbia causato un male a posta.

Una volta finito, ti aspetto sotto l’immagine per parlare un po’.

La caduta di un gelato: senso di colpa su asfalto
Foto di Michaela, at home in Germany da Pixabay

Se sei qui, significa che ti piacciono i romanzi gialli. Sei un vero detective alla caccia del colpevole!

No, a parte gli scherzi, le risposte che principalmente le persone danno a questo “indovinello” di solito sono due:

  • il colpevole è l’uomo (che magari poteva alzarsi prima);
  • non c’è nessun colpevole.

Chi sostiene che è il colpevole è l’uomo, lo fa sulla base dell’esistenza di una cosa chiamata “senso di responsabilità”. Il senso di responsabilità è “se so di dover essere al lavoro per le 8, non faccio le 4 del mattino a giocare a Call of Duty per poi non sentire la sveglia”. Tutto questo è sacrosanto, ma c’è un errore: avevo detto di non fare inferenze e usare solo le informazioni nel racconto! Adesso propongo una sua versione alternativa.

… e adesso riscriviamola:

Marco è un uomo di mezza età che si sveglia un mattino, guarda l’orario e si rende conto di essere in ritardo per andare a lavoro. Immediatamente inizia a prepararsi, cercando di essere più veloce della luce.

Mentre si sta preparando, controlla che sua moglie stia ancora dormendo, perché durante la notte non sono riusciti a dormire: uno dei nuovi farmaci antitumorali che lei sta prendendo le ha dato degli effetti collaterali e lui è rimasto sveglio con lei per assicurarsi che fosse tutto a posto. Entrambi si sono addormentati alle 5, senza più forze.

Susanna dorme, quindi Marco scende di casa e, correndo verso l’auto, urta un bambino che – insieme ai nonni – aveva appena preso un gelato. Il gelato cade miseramente sull’asfalto e il bambino scoppia in un pianto a dirotto. L’uomo è troppo di fretta per accorgersene e va via. I nonni ricomprano il gelato e iniziano a discutere su come la società sia cambiata e non ci sia più educazione.

Adesso che ti ho raccontato la storia in questo modo, probabilmente Marco non ti sembra più né irresponsabile, né colpevole, anzi. E non solo perché gli ho dato un nome.

Ciononostante è molto probabile che prenderà un rimprovero dal suo capo quando arriverà al lavoro, ma questa è un’altra storia.

Il senso di colpa quando non c’è colpa

Tutto questo preambolo per dire che non sempre c’è un vero e proprio colpevole, qualcuno che vuol fare del male o vuole fare male. A volte, anzi molto spesso, il colpevole non c’è… però tutti noi conosciamo il famosissimo “senso di colpa”.

Certamente ci sono anche situazioni in cui i colpevoli esistono eccome, quindi il senso di colpa è giusto che esista, anzi, in quelle persone che ne sono sprovviste subentrano dinamiche che facilmente portano a vivere vite al limite… però il senso di colpa non sempre si attiva quando ci sono colpe oggettive.

A volte ci sentiamo in colpa perché non siamo riusciti a dare il meglio di noi o perché abbiamo fatto involontariamente qualcosa di sbagliato ma tendenzialmente queste non sono davvero “colpe nostre”, specie se abbiamo fatto di tutto per far sì che le cose andassero bene. Non ci prendiamo, ogni tanto, la “libertà di fare schifo”. Un po’ è il fatto di essere centrati su noi stessi, un po’ che vogliamo dimostrare agli altri di essere sempre sul pezzo e allora ci sentiamo in colpa nei confronti di noi stessi… perché non siamo i migliori o almeno, abbastanza (cosa poi voglia dire “abbastanza” lo approfondiremo un’altra volta).

Il senso del peccato tra religione e psicologia

Su queste basi voglio proporti il confronto con un altro concetto, più religioso, quello del “senso del peccato” che secondo me è diverso dal senso di colpa. Naturalmente per esserci il senso del peccato ci devono essere una serie di norme che il soggetto ritiene un bene rispettare (perché se così non fosse, non ci sarebbe il senso del peccato, non gli interesserebbe) però la contrizione, il dispiacere per aver violato queste norme può essere senso di colpa, ossia “non sono stato abbastanza bravo a…” oppure “se non avessi fatto questo ora sarei più vicino a Dio, che peccato!”

Nel primo caso, la persona probabilmente si struggerà del suo non essere abbastanza e pregherà in maniera disperata, sentendosi sempre più indegna al cospetto di Dio e vedendo questo cammino come una via di perfezionamento e di crescita personale e basta, nel secondo, invece, chiederà subito perdono quasi con serenità perché sa che il suo obiettivo è la vicinanza con Dio e il perdono è la via per ottenerlo.

In un certo senso, nel primo caso c’è il “voler essere al centro” e la “paura di essere abbandonati”, nel secondo c’è invece amore.

Focalizzare la causa: il rapporto con sé stessi

In un certo senso, nel senso del peccato non è neanche poi così importante “di chi è la colpa” perché se l’obiettivo è la vicinanza a Dio non è molto importante cosa distoglie, quanto invece investire su ciò che consente di avvicinare. Naturalmente discorsi su cattive abitudini o colpe reali possono essere sempre utili, ma l’obiettivo non è “stanare la parte brutta di me e bruciarla sul rogo come il fu Giordano Bruno”.

Quindi, qual è la differenza tra senso di colpa e senso del peccato (laddove non ci siano vere e gravi colpe reali)? Il rapporto con noi stessi: chi è abituato a giudicarsi molto severamente sarà più portato a sentirsi in colpa, rispetto a chi sente di andare bene così e di essere amato.

1 commento

  1. […] Qui trovi un articolo utile per differenziare tra senso di colpa e senso del peccato: utilissimo in questi casi! […]

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