Siamo alla fine del 2022 e, di solito, è questo il periodo dell’anno in cui si stilano i buoni propositi. Cosa sono? Obiettivi che dovrebbero portarci a riflettere su come essere persone migliori il prossimo anno. Sono, dunque, “azioni positive”, “buone abitudini” che dovrebbero renderci più felici perché più in salute, più ricchi, più acculturati, ecc… e se, invece, sdoganassimo la libertà di “fare schifo”?
… non ho nulla contro i buoni propositi, anzi, spesso ci scrivo degli articoli… ma c’è un MA.
Non sempre per essere migliori bisogna inseguire il “meglio” o fare meglio. A volte, anzi, più spesso di quanto penseremmo, bisogna essere a contatto con la parte peggiore di noi.
In che senso?
Nel senso di accettare veramente quelle parti di noi “negative” perché non performanti, non rassicuranti, non in linea con quello che la società ci dice essere “il meglio” o “il Bene”. Persino per chi, come i credenti in una fede/religione, un Bene oggettivo esiste è assolutamente necessario prendere atto di queste parti che – insieme ad altri – li animano.
Perché?
1. Si fa pace con il fatto di non essere Dio
A volte, a furia di voler migliorare, ci si può sentire potenzialmente onniscienti o onnipotenti. Si crede che il pieno sviluppo delle capacità umane implichi diventare “dei”, ma la psicologia e le neuroscienze ci mostrano che, in realtà, ogni essere umano ha dei bias cognitivi che dipendono proprio dalla struttura del cervello e della psiche. Possiamo indubbiamente migliorare sotto il punto di vista di non essere schiavi dei nostri bias, ma non li possiamo eliminare… quindi non possiamo diventare perfetti nel senso comune del termine.
Un esempio riguarda anche i cosiddetti pregiudizi che, come ci mostra questo articolo, bene che vada si formano intorno ai 14 mesi di vita… Non significa che i pregiudizi che abbiamo dobbiamo tenerceli stretti e maltrattare gli altri in base ad essi, ma che dobbiamo accettare che ce li abbiamo, innanzitutto. Poi potremo scegliere l’azione meritoria di provare a diminuirli, ma non potremo farlo davvero se non accettiamo di averli: se non sentiamo, quindi, la libertà di fare schifo.
2. Si evita di sentirsi i migliori…
Se possiamo trovare una funzione al dolore e alla nostra insufficienza umana è quella di non insuperbirci tanto da sentirci migliori degli altri, un sentimento che di certo non favorisce la cooperazione. Pensiamoci: quante volte abbiamo mal sopportato quella persona che pensava di sapere tutto e magari denigrava gli altri dall’alto della sua cultura? Il senso di permettersi di vedere le proprie mancanze e dargli diritto di cittadinanza, in questo senso è la libertà di fare schifo, oltre a essere quello di fare verità su di noi, è quello di sentirci come gli altri e quindi facilitare la relazione con essi. Essendo animali sociali non possiamo fare a meno degli altri, pur non dovendone essere eccessivamente dipendenti, e non si è mai felici negli squilibri relazionali
3. … ma anche i peggiori.
Non va meglio a chi soffre di cronici sentimenti di inadeguatezza, perché essi possono influenzare la persona a tal punto da non vivere bene le relazioni con gli altri e allontanarsene per lo stress che provoca il confronto continuo (a perdere) con essi. Umanamente abbiamo tutti la stessa dignità e la maggior parte delle volte una buona distribuzione dei talenti, nel senso che ognuno può trovare il proprio equilibrio per far fruttare il meglio di sé, pur sapendo che non sarà in grado di dare sempre il meglio, ciò non significa che sia una persona inadeguata. Un buon esempio di persona che si sente cronicamente inadeguata lo dà questo video divertente:
4. Stare nel negativo aiuta a superarlo
Immagina di fare un viaggio di 10 giorni toccando diverse città ma… senza scendere mai dal treno: potrai dire di conoscere bene i posti in cui hai viaggiato? No, eppure con il nostro “schifo” noi facciamo spesso così… andiamo a razzo per non vederlo, non fermarci. Comprensibile, dato che parliamo di parti negative di noi, ma non utile.
Solo conoscendo le motivazioni della nostra tristezza, della nostra rabbia, dei nostri pregiudizi potremo sentire di maneggiarli meglio e ci faranno soffrire meno. Molte volte essi sono inconsci ma non li porteremo mai alla coscienza se non ci fermiamo a rifletterci sopra e non glielo permettiamo. Spesso abbiamo paura di chi potremmo diventare se dessimo cittadinanza al negativo, ma dovremmo averne di più di non farlo perché la psicologia ammette candidamente che sono proprio emozioni e sintomi ignorati a dare gli esiti peggiori.
Conclusioni
Dobbiamo accettare di essere persone orribili senza far nulla per cambiare? Certamente no, ma dobbiamo accettare di avere parti orribili che solo in parte potranno essere smussate perché umani. Vivere serenamente con questa idea ci permette di stare sereni e di migliorare anche di più… e senza neanche accorgercene.
Per aiutarti praticamente ad accettare queste tue parti ti consiglio la Favola (indiana) del Portatore d’Acqua.
Buon 2023 e buono “schifo” a tutti.
Lascia un commento