Conosci il “marshmallow test” dello psicologo Walter Mischel? Oggi te lo spiegherò e ti insegnerò ad applicarne i principi al periodo quaresimale.
Negli anni ’60, lo psicologo Walter Mischel fece un delizioso esperimento con i bambini: mise davanti a loro un piatto con un marshmallow e disse loro che, se non lo avessero mangiato per il tempo prestabilito, alla fine ne avrebbero avuti due. I risultati dell’esperimento fecero poi intendere che quei bambini che erano stati in grado di seguire queste istruzioni, nel tempo avrebbero avuto migliori risultati a scuola, una forma fisica migliore, maggiori autostima e tolleranza allo stress. Mica male!
Quando lessi per la prima volta di questo esperimento, mi venne in mente un parallelismo abbastanza curioso: anche la vita del cristiano è un po’ un “marshmallow test”, perché spesso si è chiamati a rinunciare a una gratificazione momentanea per raggiungere una meta più alta: il Paradiso!
Quaresima e autocontrollo
In questo senso, la Quaresima è forse il periodo dell’anno che – con le sue restrizioni alimentari – si avvicina di più a questo concetto, la cui abilità risultante è detta autocontrollo. Anche perché esse incidono proprio sul nostro corpo e sulla nostra psiche. Certo, si tratta “soltanto” di rinunciare alla carne il venerdì e di fare alcuni giorni di digiuno. Tuttavia, ci sono secondo me dei trucchi per viverla al meglio e per imparare cose nuove che non ci servano solo dal punto di vista spirituale ma anche da quello psicologico:
- Le tecniche migliori per riuscire a non soffrire troppo il digiuno: in sostanza, abbiamo due sistemi alla base della presa di decisione (decision making), uno più “caldo” che utilizza le emozioni e uno più “freddo” che usa la razionalità. Riuscire ad attivare più il secondo del primo significa resistere meglio alle tentazioni. Quali strategie hanno usato quei bambini?
- Cantare;
- Contare;
- Distrarsi;
- Evitare di guardare;
- Immaginare che il marshmallow non fosse vero ma una semplice foto;
- Immaginare che il marshmallow fosse una nuvola (insomma, astrazione), ecc…
In sintesi, il trucco è trasformare qualcosa di molto attraente, in qualcosa che ci catturi meno emotivamente (Hai mai pensato alla pasta al ragù come un covo di vermi? :P). Un’altra variabile potrebbe essere il quando prendiamo la decisione di cosa mangiare. Pianificando prima o decidendo all’ultimo può fare la differenza, a seconda del tipo di persona che si è: se organizzando i pasti si limitano le tentazioni, meglio… se invece si inizia a pensarci finché non si cambia piano… meglio decidere all’ultimo. Un’ottima tecnica, comunque, è quella del “se…allora…” ossia un piano concreto riguardante queste piccole penitenze completo di strategie da mettere in atto nel caso di tentazioni. Inoltre, può essere molto utile la meditazione (ne parlo meglio nel prossimo paragrafo).
Il marshmallow test in Quaresima
La psicologia e i risultati del marshmallow test possono aiutarci a riscoprire piccole chicche relative alla Quaresima, come per esempio:
Bisogno di gratificazione
Il bisogno che abbiamo della gratificazione: è vero che l’autocontrollo è una risorsa preziosa, tuttavia, la rigidità e il costante rinvio della gratificazione rischia di peggiorare le cose, sia a livello fisico che psicologico… pertanto evitate di fare una Quaresima in cui siano più le penitenze che i minuti da vivere… potreste arrivare sconvolti alla fine. E non sarebbe servito a niente. Se fate un digiuno quaresimale già “stringente” forse non è il caso di affiancarci altri 700 fioretti…;
Senso dell’equilibrio
Il senso dell’equilibrio: è molto importante, specie se il digiuno non si limita a rinunciare alla carne il venerdì, assicurarsi di poterlo sostenere. Se si prendono dei farmaci particolari, se siamo in una condizione di salute non ottimale, se il corpo ci manda “brutti segnali” è decisamente opportuno ammorbidire il digiuno: non si tratta di essere meno bravi, ma di rispettare la vita che Dio ci ha donato cercando di non finire in ospedale;
Spirito della Quaresima
Lo spirito con cui andrebbe vissuta la Quaresima: il sacrificio non ha più valore quanto più ci fa soffrire, ma ha valore se ci aiuta a raggiungere qualcosa di più alto! Dato che la meditazione aiuta ad astrarre il pensiero e a sentire meno la fatica della penitenza, possono essere ottime idee:
- Meditare la Parola di Dio;
- Partecipare a un ritiro spirituale quaresimale;
- Pregare il Rosario (meglio con un rosario vero e non virtuale per avere i grani sotto le dita…);
- Andare davanti al Santissimo Sacramento;
- Avere un’immagine di Gesù per fissare la mente su di lui;
L’ideale sarebbe, dunque, prendersi un momento prima dell’inizio della Quaresima per programmare come farete queste cose;
La carità
La speciale carità che dobbiamo alle persone che hanno attraversato disturbi alimentari: non è facile vivere questo periodo se si è passato un disturbo alimentare. Fare penitenza, infatti, può significare rientrare nelle dinamiche del disturbo. Io consiglio sempre di farsi seguire, in questi casi, oltre che da un nutrizionista esperto (ed eventualmente un personal trainer se si fa sport) anche da uno psicologo e, se necessario, da uno psichiatra. Sia per comprendere se siamo nella fase di poter fare una cosa simile, sia per essere monitorati. Non dimentichiamo che Dio non vuole che perdiamo la nostra salute.
Conclusioni
“Vivere la Quaresima nel corpo” ha senso alla luce delle più nuove teorie psicologiche in cui si sostiene che corpo e mente sono “un unicum”, non due cose separate. Se, per esempio, ci facciamo male sentiamo dolore. Il cervello, infatti, trasforma lo stimolo doloroso in un segnale cerebrale in grado di farci capire che stiamo male e dobbiamo fare qualcosa. Se così non fosse, saremmo morti 5 min. dopo la nascita! Quindi è un bene spirituale sentire nella carne il clima penitenziale, ricordando sempre però che stiamo camminando verso la Resurrezione. Il marshmallow test ci può aiutare a ricordarlo.
*Articolo originariamente apparso su Donna Cattolica di Marzo/Aprile 2022
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