crop unrecognizable female psychologist and patient discussing mental problems during session

3 + 1 differenze tra guida spirituale e psicologo

Premessa: ci sono diversi modi in cui i professionisti posso vivere la fede e diversi modi di intendere il “fare il bene del paziente”. Nessuno può andare, ovviamente, contro il Codice Deontologico dell’Ordine degli Psicologi. Tuttavia possono esserci delle “differenze di stile”. Per questo motivo mi riservo di scrivere un articolo complementare sui modi di vivere la fede nella pratica clinica e su in quali casi la guida spirituale può avere delle competenze psicologiche.

Una delle motivazioni più rilevanti per cui ho aperto questo spazio in cui, tra gli altri, tratto argomenti “al limite” tra la psicologia, la spiritualità e la religione è la percezione che non siano molto chiare le differenze tra le discipline. Inoltre, mi sembra che lo stesso valga per le discrepanze tra guida spirituale e psicologo.

Queste due figure si occupano spesso di ambiti che a volte possono apparire sovrapponibili. Per questo motivo non avere ben chiare le idee in testa sui reciproci ruoli può avere alcuni rischi. Quali?

I rischi nel confondere psicologo e guida spirituale

  • Chiedere aiuto alla persona sbagliata: possiamo pensare che la guida spirituale possa aiutarci a risolvere un problema che, in realtà, è psicologico oppure che lo psicologo possa darci consigli spirituali. In entrambi i casi molto probabilmente rimarremo delusi e non risolveremo il problema;
  • Abusi: se non è ben chiaro prima a noi di cosa abbiamo bisogno (a livello valoriale) e quali competenze deve avere la persona che dovrebbe aiutarci, il rischio di essere manipolati è più alto. Questo rischio è piuttosto comune: se un idraulico fa un lavoro in casa di persone che non comprendono quasi nulla di idraulica sarà facilitato nel momento in cui farà un errore, perché difficilmente quella persona lo rileverà;
  • Assumere in noi valori che non erano nostri: chiedere aiuto a una persona che non esplicita – ma ha – un forte sistema di credenze può farci andare in una direzione che in realtà non vorremmo. Sicuramente lo psicologo deve avere la capacità di non direzionare il paziente riguardo i valori, ma questo non sempre vale per le guide. Inoltre, anche se raramente, si può incontrare uno psicologo non in grado di separare efficacemente i suoi valori da quelli dei pazienti. Inoltre, si va in una direzione che non si vuole quando non si sa esserci il rischio e si è portati a scambiare il benessere psicologico con le regole morali (naturalmente, in alcuni casi sono collegati, ma non sono mai gli altri a poter scegliere per noi il nostro sistema di valori);

Guida spirituale e psicologo: chi sono e cosa fanno

La guida spirituale e lo psicologo sono due figure che offrono sostegno, anche se di tipo diverso. Entrambe però agiscono sul benessere mentale ed emotivo delle persone, anche se con ruoli, approcci e scopi differenti.

  • Psicologo: un professionista della salute mentale con una formazione accademica e – spesso ma non sempre – clinica. Con le sue conoscenze e competenze è in grado di aiutare a risolvere problematiche legate a depressione, disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, problemi di autostima, dipendenze, disturbi di personalità, ma può anche occuparsi di crisi d’identità o percorsi di crescita personale;
  • Guida spirituale: si occupa principalmente di questioni spirituali, etiche e morali e aiuta le persone a esplorare credenze, valori e significato della vita.

1. La più grande differenza tra guida spirituale e psicologo: il sistema morale

Il sistema morale: lo psicologo può avere un suo sistema morale, ma deve essere in grado di non imporlo al paziente e quasi di non farlo percepire. Il senso è che il ruolo dello psicologo è quello di promuovere il benessere del paziente all’interno del sistema di valori di quest’ultimo, non del suo. Un’eccezione – a mio parere – vi è quando lo psicologo esplicita sin dall’inizio il suo codice morale e il paziente sceglie scientemente di affidarsi a quel professionista. Quest’ultimo, in tal caso (e non solo), dovrà valutare in seduta le motivazioni consce e inconsce della scelta.

La guida spirituale, invece, nella stragrande maggioranza dei casi ha un sistema di valori esplicito. Pertanto ha il compito preciso di aiutare una persona nel perseguire un dato cammino spirituale e di saperla sempre maggiormente orientare su una strada già tracciata, ma anche aiutandola a scoprire il proprio modo personale di percorrerla.

Differenze tra psicologo e guida spirituale

2. Approccio: scienza ed evidenze

La caratteristica principale dello psicologo è che il suo approccio è basato sulla scienza. Ciò significa che i problemi mentali ed emotivi verranno affrontati con metodologie e protocolli precedentemente già validati. Le terapie sono, quindi, basate su evidenze e con approcci che abbiano già dimostrato efficacia. Il focus dello psicologo è sulla salute mentale dell’individuo non sulla condotta morale o sul percorso di santificazione o purificazione.

La guida spirituale ha una formazione, nella maggior parte dei casi estremamente variabile. In base a cosa? Sia in base al tipo di spiritualità praticata che al bisogno percepito di formazione e alle regole della – eventuale – organizzazione di cui fa parte. L’approccio di per sé non è necessariamente scientifico, nel senso che non è richiesto che i cammini spirituali siano evidence based. Questo anche perché le esperienze mistiche solitamente sono estremamente soggettive e non replicabili. Il focus principale della guida spirituale è aiutare le persone a esplorare e sviluppare la loro dimensione spirituale e il contatto con il divino. Per farlo solitamente si avvalgono di preghiere, pratiche meditative, cerimonie, esercizi di crescita personale e ritiri spirituali. Le guide spirituali per aiutare le persone ad affrontare le sfide della vita devono offrire anche una sorta di supporto emotivo. O meglio, avere le qualità emotive adatte a supportare gli altri.

3. Etica e privacy

Lo psicologo ha delle linee guida relative a etica e privacy molto stringenti. Questo riguarda anche le guide spirituali solo se e quando fanno parte di un’organizzazione che si sia data il proposito di riflettere e mettere a punto le sue linee guida in merito. Per esempio, nel caso delle guide spirituali cattoliche, anche quelle laiche hanno il cosiddetto “segreto ministeriale” che, nel loro caso si chiama sigillo sacramentale perché è un segreto richiesto fuori dal confessionale. Tuttavia, non è detto che riguardi ogni guida, specie se si auto-proclama come tale. Pertanto è opportuno fare una scelta oculata quando si affida la propria intimità a qualcuno. A maggior ragione in questi casi.

N.B. non sono a conoscenza nello specifico delle linee guida delle altre comunità religiose, ma appena troverò delle informazioni, aggiornerò l’articolo.

+ 1: quando la psicologia e la spiritualità possono andare di pari passo (con le dovute differenze)

Esistono guide spirituali che sono anche psicologi/psicologhe, così come psicologi che fanno cammini spirituali importanti. Soprattutto però psicologia e spiritualità vanno di pari passo nell’approccio olistico di cura. Ci sono, infatti, situazioni in cui è benefico lavorare su entrambi gli aspetti con persone diverse. Alcuni esempi su molti possono essere i pazienti oncologici e quelli in regime carcerario, come anche persone in cerca della propria vocazione o in crisi vocazionale.

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Se vuoi leggere altri articolo sul proprio rapporto con i valori ti consiglio: Giuda, le conseguenze di svendere i propri valori.

Qui il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, per avere un’idea sulla base etica della professione.

Qui un articolo sul segreto ministeriale dei sacerdoti.

Articolo sul segreto ministeriale nelle confessioni diverse dalla cattolica.

Riguardo ad altre guide “al limite” tra psicologico e spirituale ho trovato solo il codice deontologico degli istruttori di mindfullness qui.

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