L’amicizia tra consacrati e laici è considerata molto importante nella storia della Chiesa, anche se purtroppo sono in pochi a conoscerne le origini, i benefici e i modi per viverla. Questo argomento è così importante innanzitutto per il suo valore umano e sociale: gli esseri umani sono animali sociali che hanno bisogno e piacere di avere amici e le persone consacrate non fanno eccezione.
Amicizia tra consacrati e laici: amicizie illustri
Una famosissima amicizia era quella tra San Francesco d’Assisi e San Domenico di Gùzman, rispettivamente i fondatori dell’Ordine dei Frati Minori e dell’Ordine dei Predicatori (francescani e domenicani). Possiamo dire che questo legame dura ancora oggi perché viene portato avanti da entrambi gli ordini ecclesiastici, che nelle feste dei fondatori celebrano anche insieme la Santa Messa. Ci sono, inoltre, molte opere d’arte che rappresentano insieme i due santi.
Potete approfondire qui: Si sono mai incontrati S. Domenico e S. Francesco?
Tuttavia, S. Francesco e S. Domenico non sono stati gli unici amici nella Chiesa. San Francesco, infatti, aveva una bella amicizia anche con S. Chiara d’Assisi che da sua discepola spirituale divenne la fondatrice dell’Ordine delle Clarisse. Tra i domenicani, due “amici famosi” erano S. Rosa da Lima e S. Martin de Porres, entrambi consacrati ma laici. Poi ci sono stati anche San Vincenzo de Paoli e Santa Luisa de Marillac, San Cornelio e San Cipriano, San Giovanni Bosco e San Domenico Savio, Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio (entrambi della Compagnia di Gesù), Santa Teresa di Gesù Bambino e Santa Elisabetta della Trinità e poi la bellissima amicizia tra Santa Teresa della Croce e San Giovanni della Croce, della quale uno dei frutti sembra essere stata questa bellissima poesia:
Una coppia di amici in epoca più recente era quella composta da S. Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta.
Il fondamento dell’amicizia è in Dio
Secondo la riflessione dei Padri della Chiesa (che puoi approfondire qui) “l’amicizia è una relazione tra buoni, simili per virtù, che diventano un’anima sola”. Questa visione si è formata non solo ascoltando la Parola di Dio ma anche dialogando con il contesto e l’ambiente in cui si trovavano e, soprattutto, con i classici filosofici su cui si erano formati, in particolare Platone, Aristotele, Epicuro e Cicerone. Tuttavia, se è vero che l’amicizia con i propri simili era considerata quella “massima”, era anche vero che il cristiano doveva essere pronto ad andare oltre questo e andare a incontrare persino il nemico, cercando di fare in modo di tornare a una relazione benevolente.
I Padri si sono concentrati sullo studio di diverse componenti dell’amicizia cristiana, tra le quali:
- La sua nascita;
- Come poterla coltivare;
- Come si sviluppa;
- Il desiderio dell’incontro con l’altro;
- Incomprensioni e tradimenti;
- Inimicizie;
- Dolore per la morte di un amico.
Abbiamo anche alcuni esempi di quali possano essere gli ambienti dove nascono questo tipo di amicizie:
- Condivisione della fede;
- Esperienza ascetica;
- Servizio ecclesiale.
Potete leggere un altro articolo sull’amicizia, più narrativo ed esperienziale, cliccando qui.
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