Che significa essere cristiani? Come ci si comporta con persone non credenti? Ci può essere amicizia? Qualche riflessione personale.
“Lo studio è il tuo altare, come io dico la messa, tu studi. Quella è la tua offerta a Dio.”
Questa frase, un po’ meno romanzata di così, mi fu detta da un prete anni fa. Mi scosse molto, ma non capii fino in fondo quanto finché non accadde un’altra cosa.
Mi ero trasferita a Roma da pochi mesi ed era una domenica soleggiata, fresca, tersa e che sapeva già di belle sorprese…
…. Sin dal mattino pregustavo ciò che quella giornata mi avrebbe regalato, anche se fino in fondo non potevo saperlo.
Il 90% del viaggio della nostra vita è costituito da come reagiamo a ciò che, semplicemente, ci avviene.
Con questi pensieri, saltai la messa delle 9.
Introduzione
Per chi non lo sapesse, nel collegio religioso dove vivo, la messa delle 9 della domenica mattina è un’istituzione. I canti si sentono fino al terzo piano e, di solito, leggo la prima o la seconda lettura. Sembra strano, ma persino tra santi e suore questo è uno dei pochi momenti in cui riesco a fermarmi davvero per parlare con Dio.
Ad ogni modo, sapevo che non avrei potuto partecipare a nessun’altra messa quella Domenica, perché sarei dovuta andare da tutt’altra parte di Roma a trovare degli amici. In un posto non sapevo neanche se ci fossero chiese e dove fossero. Inoltre erano mesi che non ci vedevamo, non era il caso di togliere loro anche quei pochi minuti. Avrei dovuto organizzarmi per il sabato sera, ma non ci avevo minimamente pensato. Ero dispiaciuta, ma sapevo di non poter rimediare.
Così, andai da loro.
Una volta arrivata, mi trovai davanti un giardino verdeggiante, una bellissima casa, un luogo ameno… ma soprattutto i loro occhi, i sorrisi e abbracci.
Eravamo felici.
L’idea era di pranzare insieme e così, tra una spruzzata di sgrassatore e l’altra, mentre preparavamo la tavola parlando di Chiesa… viene fuori questa perla:
L’amicizia è conoscersi
“Questa potrebbe piacerti, Laura” le prime parole di Giorgio* “l’ha scritta un gruppo molto famoso nella mia zona…” e nientedimeno di che parlava: di preti! Però… quando le note iniziarono a riecheggiare dal suo cellulare… compresi perché me la stava consigliando (e che, forse, mi conosceva più di quanto fossi disposta a credere…).
“La Confessione” è un brano scritto da “La Maschera” una band fondata a Napoli nel 2013 e che canta in dialetto con “un sound fresco, sperimentale, lontano dai cliché, che oscilla tra la canzone d’autore, la bossa e il blues”** (li trovate qui) e che parla della vita interiore di un prete, in particolare di un parroco, attraverso le storie di coloro che vanno da lui a confessarsi. Una canzone struggente in cui si incontrano le storie dolorose della gente con le debolezze di un uomo chiamato a essere il mediatore tra Dio e il mondo e che, proprio nella sua missione, riscopre la sua umanità.
Giorgio non sapeva che quella canzone mi avrebbe rubato il cuore, mi avrebbe messa in crisi, me e la mia fede da salotto e libri di teologia.
Non che non lo facessero già i suoi occhi, insieme a quelli di Federica* e Fernando*.
Tre persone a cui voglio bene forse anche grazie al loro non essere credenti.
Tre persone che mi fanno domande scomode, che mi fanno scendere dal piedistallo, nei cui occhi intravedo quella luce che è immagine di Cristo in loro e che, spesso, mi incanta.
L’amicizia rende felici
Ed è stato in un momento di incanto, tra un boccone di pasta al forno e l’altro e mentre parlavamo di cause di canonizzazione, di quando Padre Pio fu dichiarato folle da Agostino Gemelli e di comunismo, che dentro di me è cambiato qualcosa.
Mentre li guardavo ho sentito qualcosa dentro: questa è la mia messa, questo il mio altare. Offrirmi ai miei amici, la mia felicità.
Questa, per me, è la vera amicizia.
Da quel momento ho sentito di più la bellezza dell’essere cristiana e la responsabilità che comportava: forse (direi quasi certamente) loro non diventeranno mai cristiani, ma la mia testimonianza prende senso proprio per questo. La mia fede diventa tanto più grande quanto imparo a guardare la loro Bellezza interiore e a entrare in contatto con ciò che per loro è importante: che sia Freud, la statistica o la teoria polivagale.
Certo, non ero contenta di aver saltato la messa e certo, cerco di non farlo mai… ma la meraviglia sta nel fatto che Dio ha comunque cercato – e trovato – il modo d’incontrarmi anche quel giorno e che mi abbia mostrato un altro altare oltre a quelli dei libri e del servizio: l’amicizia.
Nessun DPCM anti-covid è stato violato per scrivere questo post.
*tutti i nomi sono di fantasia, per proteggere la privacy dei protagonisti dell’articolo
** Fonte: Passione Educativa: “La Maschera di Napoli si confessa e ritorna Pulcinella”
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