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La depressione post partum

Psicologia e Ostetricia in dialogo sulla depressione post partum

La depressione post-partum è un disturbo che colpisce il 10/15% delle donne che hanno avuto un bambino, ma pochissime di esse si rivolgono a un professionista.

Quando si parla di patologie – anche mentali – non chiedere aiuto può peggiorare la situazione.

Per questo motivo è nata una collaborazione tra me e l’ostetrica D.ssa Rossella Porcelli al fine di divulgare qualche informazione su questo male che può affliggere le donne dopo la nascita di un figlio.

Non ci concentreremo sui sintomi per scelta: sappiamo bene che leggere sintomi di malattie su internet può scatenare l’idea di averle praticamente tutte, abbiamo per questo inserito solo alcuni sintomi del cosiddetto “baby blues” per capire di cosa stiamo parlando, ma il nostro invito è – nel caso si avessero dubbi – di rivolgersi a psicologi e psichiatri. Le malattie mentali non sono diverse dalle altre: avere una diagnosi non vi renderà mostri, né cattive madri, né meno donne.

Ci concentreremo, invece, sulle strategie per affrontare questo periodo e lo faremo tramite una piccola intervista che io ho fatto a Rossella sulla sua esperienza e il suo lavoro con le donne.

𝑸𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒆 𝒎𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒊𝒇𝒇𝒊𝒄𝒐𝒍𝒕𝒂̀ 𝒄𝒉𝒆 𝒍𝒆 𝒅𝒐𝒏𝒏𝒆 𝒂𝒇𝒇𝒓𝒐𝒏𝒕𝒂𝒏𝒐 𝒅𝒖𝒓𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒍𝒂 𝒈𝒓𝒂𝒗𝒊𝒅𝒂𝒏𝒛𝒂 𝒆 𝒊𝒍 𝒑𝒐𝒔𝒕-𝒑𝒂𝒓𝒕𝒖𝒎? Cosa porta alla depressione post partum?

Sia durante la gravidanza che durante il post-partum ci sono cambiamenti fisici, sociali e psicologici. Gli ormoni sono i protagonisti di tutti i cambiamenti. Rendono la donna più sensibile ed esposta. Durante la gravidanza si assiste ad un innalzamento di estrogeni, progestinici e degli ormoni prodotti dalla ghiandola tiroidea. Le donne generalmente si sentono bene (escludendo patologie a carico della gravidanza) e sono al centro dell’attenzione ma possono insorgere paure di ogni tipo. Un esempio può essere quella di non essere all’altezza di affrontare il parto e di non avere le competenze come madre. Nel post-parto essendoci un calo repentino degli ormoni, ci possono essere rilevanti cambiamenti del comportamento cognitivo ed emotivo. Oltre la gioia, ci sono una serie di sfide che vanno dalla perdita di sonno, alla fatica, al dolore, alle difficoltà legate all’allattamento, allo stress e alla perdita del desiderio sessuale. Non da meno il mancato ascolto e supporto da parte della figura significativa. Tutti questi fattori possono portare anche alla depressione post partum.

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒑𝒖𝒐̀ 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒂𝒊𝒖𝒕𝒐 𝒖𝒏’𝒐𝒔𝒕𝒆𝒕𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒊𝒏 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒊𝒐𝒅𝒊?

L’ostetrica supporta la donna offrendole strumenti per lavorare sulle risorse e sull’empowerment rafforzando le sue competenze innate. Ha il compito di accogliere emozioni, qualsiasi instabilità senza alcuna forma di giudizio, di ascoltare ogni tipo di sfogo emotivo, di rispettare ogni sua decisione e di darle tempo per fermarsi e non sentirsi in colpa per essere una PERSONA, una DONNA che, ora, è anche MADRE.

Semplicemente, non ti lascia sola.

𝑸𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒊 𝒑𝒖𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒇𝒐𝒓𝒛𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒉𝒂𝒊 𝒏𝒐𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒅𝒐𝒏𝒏𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒓𝒊𝒆𝒔𝒄𝒐𝒏𝒐 𝒂𝒅 𝒂𝒇𝒇𝒓𝒐𝒏𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒎𝒆𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒑𝒓𝒆𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒐𝒔𝒕 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒖𝒎?

Il supporto da parte del compagno e della famiglia. Un supporto senza alcun giudizio. E soprattutto, un grande punto di forza, è quello delle donne che hanno costruito una rete tra mamme per potersi confrontare e sentire meno sole. Una rete sociale, solidale e di supporto.

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒅𝒐𝒗𝒓𝒆𝒃𝒃𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒓𝒔𝒊 𝒍𝒂 𝒇𝒂𝒎𝒊𝒈𝒍𝒊𝒂 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒆 𝒅𝒐𝒏𝒏𝒆 𝒏𝒆𝒊 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒄𝒐𝒏𝒇𝒓𝒐𝒏𝒕𝒊?

La famiglia ha un ruolo importantissimo. Un ruolo particolare ha la figura del marito/padre. Ovviamente i parenti hanno voglia di conoscere il nuovo nato, tuttavia io consiglierei di conoscere e ascoltare di più la nuova mamma (è una nuova persona) e riflettere sui suoi nuovi bisogni. Sarebbe auspicabile che questo nuovo nucleo familiare, mamma, papà e piccolo, riuscisse a prendersi dei giorni per stare insieme ed adattarsi a questa nuova dimensione.

Ovviamente anche da parte della famiglia è necessario tutto il supporto possibile, l’ascolto e il non giudizio.

𝑳𝒂 𝒔𝒐𝒄𝒊𝒆𝒕𝒂̀ 𝒄𝒉𝒆 𝒓𝒖𝒐𝒍𝒐 𝒉𝒂 nel combattere la depressione post partum? 𝑷𝒖𝒐̀ 𝒂𝒊𝒖𝒕𝒂𝒓𝒆?

Per guarire dalla DPP, bisogna riconoscerla e affrontarla nel modo giusto. La società è quella che ha un compito importantissimo: INFORMARE e spiegare che chiedere aiuto è un grande atto di consapevolezza che non deve essere confuso con la debolezza. Sono sicuramente poche le figure sul territorio competenti che aiutano le donne a sentirsi meno sole ma, nella maggior parte dei casi, sono le donne stesse ad aver paura di essere giudicate. Il problema non si risolve da solo ignorandolo o nascondendolo. È una cosa normale sentirsi sopraffatti dai vari compiti, chiedere un aiuto e un po’ di ascolto, è un atto di amore verso sé stessi e verso la propria famiglia.

La D.ssa Porcelli potete raggiungerla qui Rossella Porcelli ma la trovate anche su Instagram a questo link: IG Ostetrica Rossella

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