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La salute mentale nella comunità | Intervista a Simone Caruso

Promuovere la salute mentale nella comunità è un obiettivo cruciale per garantire il benessere e la felicità di tutti i suoi membri. La salute mentale influisce su vari aspetti della nostra vita, inclusa la nostra capacità di affrontare lo stress, le relazioni interpersonali, le preoccupazioni quotidiane e la nostra stessa autostima. Pertanto, è importante sensibilizzare sul tema e promuovere una cultura di sostegno e comprensione.

Per questo motivo quando qualche tempo fa ho pubblicato un post sulla mia personale esperienza in un soggiorno con persone con disabilità e nei commenti Facebook sotto il link del post, Simone Caruso (Team Leader Erasmus+) mi ha parlato di una sua esperienza personale come camp leader in un progetto Erasmus+ in Olanda in cui ha avuto a che fare con minori con problematiche psicologiche e sociali, ho voluto subito fargli una piccola intervista da pubblicare qui. Simone, infatti, parla di una tematica importante come i progetti a favore di persone svantaggiate che Erasmus+ propone ma, soprattutto, della sua idea sull’inclusione e sulla coesione sociale. Entrambe veicoli importanti per il miglioramento della salute mentale nella comunità.

Simone mi ha giustamente fatto notare che si parla tanto di inclusione ma che forse non è questa la parola e il concetto giusto da utilizzare quando si tratta di persone, perché tutti noi avremmo diritto a partecipare davvero alla società con piacere reciproco e non ad essere “inclusi” in modo che gli altri si sentano buoni o – almeno – meno cattivi. Pertanto ha introdotto il concetto di coesione sociale che mi piace molto e che – secondo me – è il vero modello da raggiungere.

Esattamente un anno fa, il 30 luglio del 2022, si concludeva la mia prima esperienza di camp leader in un campo di volontariato internazionale. Ero a Oudemirdum, un piccolo villaggio nelle Friesland olandesi, all’interno di un allevamento di mucche. Avevo accettato qualche mese prima l’invito di un mio trainer a partecipare a questa esperienza e non avevo idea di quanto, tra alti e bassi, avrebbe toccato profondamente le corde del mio animo.

Il mio compito era quello di coordinare, assieme a un’altra ragazza olandese, dei volontari internazionali all’interno di un progetto in cui – con un’altra associazione – avremmo seguito dei ragazzi divisi in due gruppi, in base all’età: 9/13 e 5/8, per due settimane. Il secondo gruppo io non sono riuscito a seguirlo perché, alla fine della prima settimana, sono risultato positivo al covid19 e quindi sono rimasto in isolamento, ma il primo è stato per me una bellissima scoperta. Tra i ragazzi non c’erano effettive disabilità fisiche, ma le situazioni erano comunque delicate: l’associazione che li aveva in carico si occupa anche di famiglie con disagi sociali, quindi c’erano ragazzi con l’ADHD, ragazzi lievemente nello spettro autistico, con problemi in famiglia di vario genere.

Eppure lì erano semplicemente ragazzini: con le loro scaramucce, i loro capricci, i piccoli litigi e i comportamenti che “no, non vanno bene affatto”, spiegati con tutta la calma possibile e immaginabile, con lacrime asciugate da un abbraccio e sempre con la gentilezza. Non è stato facile, affatto: non avendo poi le basi né mediche né da psicoterapeuta o psicologo, non potevo addentrarmi più di tanto. E la barriera della lingua era certamente bella spessa. Ma è stato molto bello sentirsi coinvolti. Non inclusi, perché non mi piace la parola inclusione, tendo a non usarla. Nonostante, approcciandomi al mondo dello youthworking da ben 8 anni, sappia che l’inclusione è uno dei pilastri dei programmi Erasmus+ a cui partecipo. Eppure io ritengo l’inclusione “sbagliata”.

Mi spiego meglio, riportandoti l’esempio che ho scritto commentando il tuo post su Facebook: fai una festa di compleanno, ti sposi, fai qualcosa per il quale devi invitare la gente. E ti ritrovi a invitare anche quel parente con cui, magari, non hai tutta questa confidenza ma siccome è di famiglia (e magari non è neanche un parente così lontano) ti tocca farlo. Lo hai invitato, lo hai incluso nella lista, magari ti ha anche portato un regalo.

Ma ti ha fatto piacere farlo? No.

Magari durante tutta la festa, nemmeno lo hai considerato come avresti dovuto. E magari quel parente si è vestito di tutto punto, ha scelto con cura il regalo, si è sentito onorato dell’invito… Ecco, quella per me è l’inclusione. Ti vedo, sei nella mia cerchia, ma non ti considero parte DELLA cerchia. Io preferisco usare il termine “coesione sociale”: ti vedo, ti considero parte della mia cerchia e, soprattutto, vedo la persona, scevra da ogni etichetta, pregiudizio, barriera mentale/fisica/etc.

Questa è una cosa che ho imparato in altri progetti: considerare l’obiettivo, non la persona. L’obiettivo è lo stesso, è quello che dobbiamo raggiungere. Poi la pelle, la religione, l’orientamento sessuale, la nazionalità e tutto il resto vengono DOPO. Sono cose di cui non deve importarmi per il raggiungimento dell’obiettivo comune. Perché nella coesione sociale – per lo meno nella mia idea – non esiste il “proprio” obiettivo: l’obiettivo è sempre di tutti.

Simone Caruso (Team Leader Erasmus+)

Cos’è la coesione sociale?

La coesione sociale è un concetto davvero affascinante che riguarda la connessione profonda tra le persone in una comunità. È come una preziosa rete di relazioni e legami che unisce le persone e crea un senso di appartenenza. La sua importanza è fondamentale per il benessere di tutti gli individui e per la salute della società nel suo insieme.

Immaginate una comunità in cui le persone si sostengono a vicenda, si comprendono e si rispettano reciprocamente. In questo ambiente, la collaborazione e la solidarietà sono all’ordine del giorno. Tutti si sentono valorizzati e supportati, e sono pronti a lavorare insieme per superare le sfide che si presentano lungo il cammino.

Un po’ troppo perfetto per essere vero, ma ci proviamo… 😂

La coesione sociale ha il potere di affrontare e risolvere questioni complesse come la povertà, l’esclusione sociale, la criminalità e la discriminazione. Quando le persone si sentono parte di una comunità che si interessa sinceramente del loro benessere, si sentono motivate a contribuire al bene comune.

Quali fattori influenzano la coesione sociale e la salute mentale nella comunità?

Ci sono molti fattori che possono influenzare la coesione sociale, come l’accesso a servizi essenziali, un’istruzione di qualità, l’equità nella distribuzione delle risorse e l’opportunità di realizzare i propri sogni. Promuovere una cultura di diversità e inclusione è anche un elemento chiave nella creazione di una società coesa.

Stiamo tutti insieme in questo percorso. Ogni individuo, ogni organizzazione, ogni istituzione ha un ruolo fondamentale da svolgere per costruire una società più coesa e inclusiva. Diamo il buon esempio, incoraggiamo il dialogo e lavoriamo insieme per creare un mondo in cui ognuno si senta parte di qualcosa di speciale.

Potrebbe sembrare un obiettivo ambizioso, ma con impegno e collaborazione, possiamo fare la differenza. Ognuno di noi può contribuire a creare un ambiente in cui le persone si sentano connesse, ascoltate e rispettate. Insieme possiamo costruire un futuro migliore per tutti, in cui la coesione sociale sia una realtà che possiamo tutti godere.

Qual è la differenza tra inclusione e coesione sociale?

La coesione sociale e l’inclusione sono due concetti eccezionalmente importanti quando si tratta di creare una società equa in cui ogni individuo si senta valorizzato e coinvolto.

La coesione sociale si riferisce alla forza dei legami all’interno di una comunità. È la magia che si crea quando le persone si uniscono in un senso di solidarietà, fiducia reciproca e partecipazione attiva. Questa preziosa coesione sociale ci aiuta a sviluppare una società stabile e sostenibile, in cui tutti si sentano compresi e accolti.

D’altra parte, l’inclusione è il cuore e l’anima di una società giusta. Si tratta di creare un ambiente in cui tutti, indipendentemente dalle loro differenze personali, abbiano pari opportunità di partecipare pienamente alla vita sociale, economica, culturale e politica. L’inclusione si batte contro le barriere che escludono o discriminano le persone a causa del loro genere, etnia, età, orientamento sessuale, disabilità o status socio-economico.

Entrambi questi concetti sono fondamentali per creare una società in cui ciascuno possa raggiungere il proprio pieno potenziale. Sostenere la coesione sociale e promuovere l’inclusione è una sfida che richiede impegno collettivo. Dobbiamo lavorare insieme per abbattere le barriere, superare le disuguaglianze e creare un mondo in cui ogni individuo sia valorizzato e rispettato.

La salute mentale nella comunità si promuove attraverso la coesione sociale.
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L’impatto di una forte coesione sociale sulla salute mentale nella comunità

La coesione sociale svolge un ruolo cruciale nella felicità e nella salute mentale degli individui. Un ambiente sociale positivo, caratterizzato da relazioni solide e supporto reciproco, può avere effetti incredibili sul nostro stato psicologico ed emotivo.

Quando viviamo un senso di appartenenza e di comunità, prosperiamo in un ambiente in cui ci sentiamo sostenuti e valorizzati. Ciò riduce i sentimenti di isolamento e solitudine, che spesso sono fattori di rischio per disturbi mentali come l’ansia e la depressione.

Inoltre, il sostegno sociale è un fattore vitale per gestire lo stress. Con una rete di relazioni affidabili e di supporto, siamo meglio equipaggiati per affrontare le sfide quotidiane e le situazioni difficili che si presentano. Avere questo sistema di supporto può ridurre i livelli di stress e aumentare la nostra resilienza di fronte alle avversità.

La coesione sociale può anche promuovere comportamenti più sani e uno stile di vita positivo. Far parte di una comunità che valorizza l’attività fisica, una nutrizione equilibrata e il benessere generale può incoraggiare le persone ad adottare abitudini più sane. Inoltre, il supporto sociale può aiutare le persone a superare abitudini negative come il fumo o il consumo eccessivo di alcol.

Infine, la coesione sociale può influenzare positivamente la salute mentale fornendo un senso di scopo e significato nella vita. Quando ci sentiamo connessi a qualcosa di più grande di noi stessi, sviluppiamo un senso di scopo e realizzazione che contribuisce a una maggiore soddisfazione e benessere mentale.

In conclusione, una forte coesione sociale può avere un impatto significativo sulla salute mentale. Coltivare connessioni sociali positive e costruttive può contribuire a prevenire disturbi mentali, ridurre i livelli di stress e promuovere uno stile di vita appagante e salutare.

Come si può promuovere la salute mentale nella comunità attraverso gli scambi culturali?

Uno dei modi più preziosi in cui la comunità può promuovere la salute mentale è attraverso i meravigliosi progetti di scambio culturale. Questi progetti offrono un’opportunità unica per le persone di connettersi, imparare e crescere insieme.

Immagina di partecipare a uno scambio studentesco dove puoi immergerti in una cultura diversa, mettendoti nei panni di un altro individuo e comprendendo appieno le sue sfide e le sue gioie. Questo tipo di esperienza apre la mente, stimola l’empatia e promuove la comprensione tra le persone.

Inoltre, i festival multiculturali sono un trionfo di colori, suoni e sapori provenienti da tutto il mondo. Partecipare a eventi di questo tipo ti permette di arricchire la tua visione del mondo e di avvicinarti alle diverse tradizioni e persino alla cucina di culture lontane. Questo non solo nutre lo spirito, ma alimenta anche una sensazione di appartenenza e di amore reciproco.

E se ti dicessi che partecipare a progetti artistici può essere una terapia per la mente e per l’anima? Sperimentare nuove forme di espressione creativa ti permette di lasciare andare lo stress quotidiano e di scoprire il potere curativo dell’arte. Attraverso il disegno, la pittura, la danza o la musica, puoi trovare un’ancora di stabilità e un modo per esprimere le tue emozioni più profonde.

I legami nei progetti di scambio culturale promuovono la salute mentale nella comunità

Infine, i legami che si sviluppano durante questi progetti di scambio culturale sono veramente preziosi. Le amicizie che nascono da queste esperienze possono diventare pilastri di sostegno durante i momenti difficili, aiutandoti a superare le sfide e a celebrare i successi. Sapere che hai una rete di persone che ti comprendono e ti supportano incondizionatamente è un vero toccasana per la salute mentale.

In definitiva, grazie a questi meravigliosi progetti di scambio culturale, la comunità ha l’opportunità di creare un ambiente di accoglienza, di comprensione e di sostegno reciproco. Lavorando insieme, possiamo preservare e promuovere la salute mentale, creando un mondo più prospero, aperto e amorevole per tutti.

Voi che ne pensate? Quanto è importante sentire di appartenere alla propria comunità? Avevate mai pensato a quanto effettivamente l’ambiente in cui si vive possa influire sul benessere mentale?

1 commento

  1. […] affine a quello che dovrebbe essere davvero la società. Preferisco, come dice anche Simone Caruso in questa intervista, il concetto di coesione sociale, quindi il nome “cinema inclusivo” è di fatto una […]

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